Cosa succede al nostro corpo se mangiamo le cime di rapa

Quali conseguenze ha il nostro organismo quando mangiamo le cime di rapa? Proviamo a vederci chiaro!

Da diverso tempo, le cime di rapa rappresentano un ingrediente fondamentale in innumerevoli ricette culinarie del Meridione, dove è soprattutto concentrata la coltivazione a livello nazionale. Pensate un po’ che la Puglia ne produce circa un terzo dell’intero raccolto annuale lungo la nostra penisola. Visto l’ampio consumo sarebbe il caso di informarsi sugli effetti provocati nel mangiarlo. Andiamo dunque a vedere cosa dicono i nutrizionisti, e in generale la comunità scientifica a riguardo. 

Gli effetti delle cime di rapa

Friggiarielli

Prima, però, una rapida digressione. Lo sapete perché le chiamiamo cime di rapa anziché semplicemente rapa? Come magari avrete già intuito, dipende dalla necessità di fare un distinguo rispetto all’omonimo ortaggio. In parecchie ricette regionali, trovano ricorso, ad esempio nelle orecchiette con cime di rapa, piatto tipicamente pugliese. Ma al di là di ciò pure in ulteriori territori godono di ottima fama. Qualche esempio? Si pensi alla Calabria, alla Basilicata, al Lazio e pure alla Campania, dove assumono la denominazione di friarielli o, erroneamente, friggiarelli. In definitiva, il connubio ideale per una serie di alimenti, prevalentemente carne e vegetali.

Analogamente a ortaggi dalle simili caratteristiche, attribuiscono una ingente quantità di elementi nutritivi quali calcio, fosforo, ferro, oltre alle vitamine A, B2 e C… L’elenco andrebbe avanti ancora a lungo, con risvolti positivi sotto vari punti di vista. Innanzitutto, vanta proprietà antiossidanti, depurative e disintossicanti, complice l’ingente apporto di acqua. Introdurle nel piano alimentare favorisce un buon mantenimento della pelle e contribuisce al regolare svolgimento delle funzioni da parte del cuore. 

Frutta e verdura

Per massimizzarne i benefici, il consiglio è di sottoporre le cime di rapa a una rapida bollitura. L’apporto di fibre consente di mangiarle almeno un paio di volte a settimana, così da ridurre l’indice glicemico. E, fattore non trascurabile, regolarizza il cosiddetto LDL, in parole povere il colesterolo “cattivo”, venendo in supporto pure alla bile, cruciale per la corretta assimilazione del cibo.

Frutta e ortaggi venduti al mercato

Articoli correlati