Perché la tempestività è determinante in caso di ictus

La tempestività di intervento è essenziale

Ogni minuto può davvero fare la differenza in caso di ictus

Come rilevato, dall’Organizzazione Mondale della Sanità può colpire una persona su quattro nel corso della sua vita. 

tempistica e segnali ictus

In effetti, è considerata la seconda causa di morte al mondo. In Messico è addirittura al primo posto, inclusa tra le malattie cardiovascolari

Ictus: perché non perdere tempo

Ictus

Uno degli aspetti principali è che, sebbene ci siano fasce anagrafiche in cui si è maggiormente esposti al rischio, talvolta riguarda pure i giovani adulti.

Ci sono due tipologie di cause:

  • eccesso di sangue;
  • carenza di sangue.

Quando non abbastanza sangue raggiunge un’area del cervello, quell’area smette di funzionare normalmente. In tal senso, è paragonabile a un attacco di cuore. A seconda della parte interessata, cambiano la modalità di manifestazione e i sintomi. Dunque, il grado di intensità può essere molto leggero o molto forte. 

Si stima che un intervallo massimo di 6 ore passa dal momento in cui il sangue smette di raggiungere il cervello e quello in cui esso smette di funzionare. Per farlo ripartire è necessario intervenire in questo lasso di tempo. A tal proposito, ci sono dei campanelli d’allarme da considerare: 

  • deviazione del viso (ad esempio, della bocca);
  • impossibilità di alzare le braccia; 
  • difficoltà a parlare. 
Toccarsi il petto

I sintomi appena indicati confluiscono sotto l’acronimo FAST (Face, Arm, Speech, Time). Il tempo, che è l’ultima voce, si riferisce all’importanza di non perdere nemmeno un momento, perché ogni minuto conta. Attendere che passi è un grave errore. 

Colpo apoplettico

Ergo, se tu o una persona a te vicina avete tali avvisaglie, cercate immediatamente aiuto. La tempestività è cruciale, in grado di salvare la vita. Tanto maggiore sarà il margine di intervento per i medici, tanto maggiori saranno le probabilità di recuperare la piena operatività della sfera cerebrale. E, quindi, il paziente avrà modo di tornare a svolgere le normali funzioni in perfetta autonomia.

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